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n°53

Aprile 2014

 
 
 
 

 

 
 

 

Buona Pasqua

Innanzitutto voglio fare a tutti voi e alle vostre famiglie i miei auguri di una Santa Pasqua e che siano giorni di sereno riposo.

 

Def, non solo numeri

Con il voto alla Camera, abbiamo definitivamente approvato il Documento di economia e finanzia del Governo Renzi. Ci sarebbe molto da dire sui contenuti di questo fondamentale provvedimento, ma mi limiterò a segnalare gli aspetti più importanti e soprattutto il senso del Def.

La novità più eclatante e attesa è il taglio di 10 miliardi del cuneo fiscale su base annua che significa 80 euro in più nella busta paga di maggio per circa 10 milioni di persone, molta parte under 30. I tagli proseguiranno per arrivare a 17 miliardi complessivi nel 2015 e 32 miliardi nel 2016. In questo modo, assieme al Piano nazionale delle riforme, allegato al Def, il Pil dovrebbe risalire risultando maggiore dell’1,8% nel 2017.

Altra novità che ha fatto notizia: il taglio degli stipendi d’oro dei manager della pubblica amministrazione o delle aziende ad essa legate. Oltre una certa cifra non si potrà più andare. Il risparmio è stato stimato attorno ai 400 milioni di euro.

Inoltre, verrà ridotta l’Irap per le aziende del 10%, mentre partirà un programma di privatizzazioni che porterà nelle casse dello Stato circa 12 miliardi nel 2014. Gli introiti saranno utilizzati per ridurre il debito pubblico.

Inoltre, è previsto un incremento degli investimenti pubblici mediante l’allentamento del Patto di stabilità interno, l’uso più efficace dei Fondi europei, nuove opere nel settore idrico, la realizzazione di progetti piccoli e medi sul territorio, il miglioramento della competitività d’impresa, la riduzione del 10% della bolletta elettrica, la riforma della disciplina dei servizi pubblici locali, interventi per l’internazionalizzazione delle impresa, ulteriori 13 miliardi per il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione.

Ma al di là dei freddi numeri, importantissimi, per carità, si deve guardare al significato di quanto abbiamo votato: il Def contiene una chiara linea di politica economica protesa al rilancio della crescita del Paese, basata sul binomio fondamentale fra politiche di bilancio equilibrate e una forte azione riformatrice. Ciò significa agire sulla fiscalità per ridurne il peso attraverso il sostegno ai redditi degli italiani con un’azione dai contorni di equità sostanziale. Una redistribuzione, insomma, tra chi ha pagato finora il prezzo maggiore della crisi, e coloro che invece non ne hanno risentito affatto, passando attraverso una riduzione dei centri di spesa e una mano a chi ancora crede nell’impresa.

E’ solo il primo passo, ma credo che sia la strada giusta per permettere all’Italia e agli italiani di rialzarsi e riprendere un cammino di sviluppo, equilibrato e sostenibile.

 

Basta scambio di voti

Il disegno di legge sul voto di scambio politico mafioso è stato ufficialmente approvato. D’ora in poi questo reato verrà punito anche se l’oggetto dello scambio non sarà denaro. Il nuovo testo colpisce l’accordo tra il politico e il mafioso e introduce le “altre utilità” come contropartita rispetto al solo denaro.

Tra le novità, che hanno fatto tanto berciare – tanto per cambiare – , una certa opposizione, la riduzione delle pene dalla forchetta di un minimo di 7 a un massimo di 12 anni di reclusione a quella di un minimo di 4 a un massimo di 10 anni.

Vado a spiegare perché. La legge precedente puniva lo scambio di voti con soldi voti od appalti, ma doveva essere dimostrato e provato. La pena era da 7 a 12 anni perché si trattava di un reato mafioso, assimilabile, cioè, all’associazione per delinquere di tipo mafioso. Il più delle volte non si riusciva a ottenere sentenza, perché diventava difficile dimostrare la reale esistenza di questa fattispecie di reato.

Ora viene punita “la promessa di scambio di voti”, ovvero non serve provarlo, non serve che ci sia un reale scambio: basta la promessa, che può essere individuata anche attraverso le intercettazioni. Chiaramente è un reato minore e non può essere punito allo stesso modo. Per questo è stato ridotto da 4 a 10 anni. Ma per lo meno si ha una discreta certezza che di fronte a questa grave macchia per le istituzioni e la democrazia, una pena prima o dopo arriva.

 

Immigrazione: da soli non ce la facciamo

L’Italia ha salvato 19mila migranti nei primi tre mesi dell'anno. Lo ha detto Angelino Alfano, Ministro dell’Interno, durante la sua informativa sull'immigrazione, tenuta in settimana alla Camera. Apriti cielo: sono volate parole grosse con la Lega, che, come è suo costume politico, fa del tema uno dei cavalli di battaglia per raccogliere voti, ma senza aver mai prodotto risultati concreti, dopo anni al Governo, oltre tutto con il suo leader Roberto Maroni alla guida dello stesso dicastero che oggi ricopre Alfano. E quest’ultimo non ha dimenticato di ricordarlo al Carroccio: siamo davanti a numeri paragonabili a quelli del 2011, ovvero l'anno seguente all'approvazione del reato di immigrazione clandestina che poi non ha rappresentato un deterrente, ha detto.

Lo scenario è però cambiato, ci ha fatto sapere il responsabile del Viminale: se, all’epoca, erano i tunisini in fuga dagli sconvolgimenti, oggi i migranti hanno nazionalità: arrivano dall’Eritrea, dal Mali, dalla Somalia, dal Gambia, dal Senegal e dalla Nigeria.

Dalla “primavera araba”, ha fatto sapere ancora Alfano, l’Italia ha adottato misure che hanno rafforzato la nostra possibilità di far fronte al fenomeno. Tant’è che, dall’avvio della missione Mare Nostrum il 18 ottobre scorso, sono state salvate oltre 19mila persone, con una spesa di 9 milioni di euro al mese.

Come affrontare quest’ennesima emergenza? Secondo Alfano occorre rafforzare la missione Frontex (l’istituzione dell'Unione europea il cui scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne degli Stati della Ue e l'implementazione di accordi con i Paesi per la riammissione dei migranti extracomunitari respinti lungo le frontiere) e di questo si è impegnato a farne tema centrale nel semestre di presidenza italiana dell’Unione europea.

Secondo il Ministro si deve arrivare a rendere i migranti rifugiati europei e permettere loro di spostarsi, oppure continueremo a essere penalizzati. Perché nessun Paese può reggere da solo la pressione migratoria se non è sostenuto dalla comunità internazionale. E il problema è ben di là dal risolversi: ancora per molti decenni dovremo misurarci con un’immigrazione tanto massiccia.

Paolo Cova



   
 
 
 
 

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